Graphic design: i 10 termini che devi conoscere
Come in ogni campo specialistico, anche nell’ambito del graphic design ci sono alcuni termini che tornano frequentemente. Il cosiddetto gergo del mestiere, insomma ☺
A volte, alcune parole vengono usate talmente di frequente da farci convincere di sapere cosa vogliono dire, mentre in realtà ne fraintendiamo il significato.
E questo può essere un problema quando, ad esempio, si intraprende un percorso di progettazione del logo con un graphic designer.
Oppure, magari non sei proprio certa di cosa vogliono dire, ma gli altri sembrano saperlo e allora non chiedi per evitare brutte figure… Perché dai, lo sanno tutti di cosa parliamo quando parliamo di branding o di visual identity!
E invece no. Non è affatto così scontato.
Oggi quindi voglio fare chiarezza su 10 parole comuni del mondo del design e sul loro vero significato. Così, la prossima volta che ne sentirai parlare non dovrai più trovarti ad annuire in silenzio ☺
Iniziamo!
Brand
Partiamo dalle basi. E alla base di tutto c’è il brand. Il tuo brand. Come ha detto Jeff Bezos, “il brand è quello che le persone dicono di te quando non sei nella stanza”. Il brand, in italiano la “marca”, è l’insieme degli elementi visivi, percettivi ed emozionali che vengono associati a un’azienda, a un prodotto o anche a una persona (nel caso del personal brand). È la reputazione di cui un’attività gode presso il suo pubblico. Pensa a tutto ciò che associ alla “virgola” della Nike, alla “mela” della Apple o ai due archi dorati di Mc Donald’s. C’è un mondo di significati dietro: quel mondo è il brand. Una cosa importante da tenere a mente è che del brand vediamo in genere solo la parte più superficiale – ovvero il suo aspetto visivo – proprio come la punta di un iceberg. Ma il brand NON è solo il logo o l’identità visiva. È molto di più.
Branding
Brand, branding… che differenza farà! E invece la differenza c’è, ed è chiara e netta: il brand è l’ “oggetto”, il branding (che appunto è un verbo) è il processo tramite il quale questo oggetto viene costruito e comunicato. In sostanza, il branding è l’insieme delle attività fatte per differenziare la propria azienda o il proprio prodotto dalla concorrenza. Il branding è il processo che sta dietro al brand.
Logo
Ripetiamolo insieme: il logo NON è il brand. Il logo, abbreviazione di “logotipo”, è quel simbolo che rappresenta e identifica il brand o un prodotto, ed è uno degli elementi che possono essere registrati come marchio. Può essere composto solo da un pittogramma (simbolo), come nel caso del baffo della Nike o della mela di Apple, solo da logotipo (scritta), come nel caso di Ikea o Google, oppure da entrambi. Il logo deve essere riconoscibile e originale, deve rispettare determinate caratteristiche tecniche ed essere applicabile su un’ampia varietà di materiali di comunicazione.
Marchio
È un termine legale che si riferisce a qualcosa di registrabile come elemento unico. Come detto sopra, logo e marchio non sono la stessa cosa: il marchio, infatti, è l’insieme di tutte le indicazioni grafiche per l’espressione del brand, e dunque comprende il logo ma anche la palette colori, i font e gli altri elementi visivi. Un marchio può essere un logo, ma può essere anche una forma, una texture (pensa allo storico “intrecciato” di Bottega Veneta), un suono o un video (nel caso di marchi multimediali).
Identità di marca (brand identity)
La brand identity è l’insieme di tutti gli elementi distintivi che rendono un brand riconoscibile.
Comprende sia elementi tangibili quali la visual identity, sia elementi intangibili come i valori del brand, il suo posizionamento, il tone of voice e l’identità verbale. La visual identity è la parte visibile e tangibile di un brand, il suo apparato identitario e comunicativo, che passa attraverso un’immagine studiata strategicamente. Quando parliamo nello specifico di visual identity parliamo di immagine coordinata e identità visiva del brand, ovvero l’insieme di tutte le componenti grafiche del marchio: il logo e le sue varianti, la palette colori e i font scelti. In alcuni casi la visual identity comprende anche i riferimenti per la creazione del packaging o del merchandising.
Naming
È il nome di un brand, di un’azienda o di un prodotto. Si tratta di uno dei primi elementi identificativi di una marca e, di conseguenza, è fondamentale sceglierlo con cura e strategia. Al naming spesso si abbina un payoff, un micro testo che può essere descrittivo rispetto all’impresa o al prodotto, oppure evocativo ed emozionale. L’esempio più famoso? “Just do it” della Nike.
Restyling
È un intervento leggero di modifica del logo di un brand, che prevede ad esempio di cambiarne font, palette colori o forme. Lo scopo del restyling è quello di aggiornare e attualizzare il brand.
Tone of voice
È il “tono di voce”che si vuole dare alla comunicazione del brand. Dal momento che una marca deve trasmettere una certa personalità, è essenziale che parli al pubblico con il giusto tono di voce.
Moodboard
È la traduzione visiva di concetti, sensazioni e idee tramite una raccolta di immagini. Si tratta di una sorta di collage che ricrea un’atmosfera coerente e favorisce il processo creativo. Grazie alla moodboard il graphic designer può dare la giusta direzione a un nuovo progetto.
Palette colori
Ogni colore racchiude un significato e trasmette diverse emozioni e sensazioni. Per questo è fondamentale scegliere i colori più in linea con i messaggi che vogliamo veicolare con il nostro brand. Un graphic designer lo fa creando la palette colori, che includerà alcuni colori primari, da usare più frequentemente, e alcuni colori secondari che andranno a dare equilibrio e completezza all’insieme.
Spero che adesso tu abbia le idee più chiare sui termini più comuni del mondo del design ☺ Se ti si sono illuminati gli occhi appena hai letto la parola moodboard possiamo progettarla insieme con ConsulTamiPiù!
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